La pazienza di un Cactus (Italian)

I cactus fiancheggiano la strada vicino a Zababdeh.

Translation by Fabio Minelli, Bergamo, Italy
2 Dicembre 2001

Un cactus sembrava un regalo appropriato per Padre Ra'ed. Dopo tutto, ci aveva aiutato ad attraversare gli spinosi grovigli della burocrazia israeliana per piu' di una settimana. Volevamo semplicemente rinnovare i nostri visti per restare un altro anno, ma ci siamo trovati presto invischiati nelle scartoffie e senza apparente via di uscita. Comunque alla fine, grazie al suo aiuto, la potente bestia burocratica e' stata abbattuta (in modo non-violento, ovviamente), e abbiamo potuto sgusciar fuori dai meandri del cavernoso edificio, sventolando i nostri rinnovati passaporti.

In arabo, la parola "cactus" viene dalla stessa radice di "pazienza": sabra (che e' anche il nome dello sventurato campo profughi in Libano). Si possono vedere dappertutto qui, lungo le strade e ai confini delle proprieta', a volte sopravvissuti ai villaggi distrutti o abbandonati che una volta demarcavano. La nostra settimana, fra andirivieni, inciampi e muri invalicabili, ha richiesto grande pazienza, quella pazienza che troviamo riassunta proprio in questa pianta grassa.

Il "sabra" e' bene adatto ai ritmi della creazione. La lunga, torrida estate non conosce pioggia - neppure nuvole - ma il cactus ha immagazzinato nei suoi tessuti l'acqua degli acquazzoni invernali, che il suo rivestimento cerato protegge dall'evaporazione e che le sue numerose spine proteggono dagli animali. La fine della siccita', portata dalle pioggie che finalmente cadono dal cielo, e' una benedizione lungamente attesa, e le radici del sabra assorbono rapidamente l'acqua che porta vita.

Diversamente dal cactus, spesso noi, abitanti del "primo mondo", abbiamo perso il contatto con i ritmi della creazione. In una cultura della gratificazione immediata, non siamo abituati all'attesa. Possiamo avere fragole in autunno e mele in primavera. Cibo e acqua, persino elettricita', aria condizionata e riscaldamento sono disponibili lungo tutta la giornata, tutti i giorni dell'anno. Con una cultura simile, corriamo il rischio di allontanarci dalla lezione del cactus. Se non viviamo la siccita', corriamo il rischio di dimenticarci quanto sia benedetta la pioggia. Ci lasciamo abbindolare fino a pensare che possiamo creare da noi le benedizioni, che possiamo produrre la nostra pioggia. Inoltre, se non ci prepariamo, se non irrobustiamo le nostre risorse spirituali, potremmo essere incapaci di sopravvivere alla siccita', quelle volte in cui ci chiediamo "Dove e' Dio?".

Veramente, il cactus e' una metafora azzeccata per la pazienza e la forza interiore che sono essenziali in questo luogo e in questo tempo in cui le pioggie rigeneratrici della pace, della giustizia e della pieta' sembrano cosi distanti. Ripieni della conoscenza della grazia di Dio, attendiamo la fine di molte cose - terrore, occupazione, segregazione - e il sorgere di altre - convivenza, pace, speranza.

Mentre scriviamo, siamo nel pieno del Ramadan, il mese musulmano di digiuno e contemplazione. I nostri colleghi e studenti musulmani si astengono da cibo e bevande dodici ore al giorno. Le famiglie si riuniscono a sera per rompere il digiuno, celebrando insieme le benedizioni di Dio e condividendo qualche dolce speciale per il Ramadan.  Il periodo cristiano dell'Avvento, che inizia questa domenica, e' tradizionalmente una stagione di digiuno e preparazione spirituale (non esiste forse migliore esempio del rifiuto dell'attesa nella nostra cultura del fatto che il periodo natalizio prenda il via già dalla festa di Halloween, con un'abbuffata di shopping e un Babbo Natale in ogni centro commerciale). Il digiuno ci ricorda le nostre tante benedizioni e che dipendiamo da Dio, e non da noi stessi, per esse. Ci ricorda che non viviamo di solo pane, ma della Parola di Dio. Prova il nostro orgoglio e la nostra arroganza. Ci ricorda la sofferenza per fame di tanta parte del mondo, che digiuna per mancanza di cibo. Avere sete - avere veramente sete - ci porta al dono della pioggia, ad assorbire avidamente e accudire ogni residua goccia delle generose benedizioni di Dio e della sua grazia vivificante.

Invitiamo tutti voi, la nostra cyber-comunita' di fede, supporto e partecipazione, ad unirvi a noi in questa stagione di riflessione e
pazienza, di attesa e preparazione. Vi invitiamo a considerare un digiuno (sia una astinenza dai pasti o la rinuncia a qualcosa che ci piace) per arricchire e rafforzare le vostre risorse spirituali. Che la nostra sete e la nostra pazienza possano essere ripagate. E possiamo noi, tutti insieme, essere benedetti in abbondanza.

Nella Pazienza,
Elizabeth and Marthame

Marthame Sanders